La vita

Giorgio Perlasca nasce nel 1910. Il padre era laureato in Giurisprudenza e lavorava nel campo assicurativo. Divenne segretario comunale a Carrara San Giorgio sino al 1922, divenne segretario comunale a Maserà di Padova sino alla sua morte nel 1938.

La vita polita

Aderisce al fascismo, particolarmente alla versione dannunziana e nazionalista. per aver litigato con un suo professore riguuardo l’impresa di Fiume venne espulso per un anno da tutte le scuole del Regno. Parte come volontario per l’Africa Orientale e per la Spagna, dove combatte al fianco del generale Franco. Tornato in Italia al termine della guerra civile spagnola, entra in crisi il suo rapporto con il fascismo per due motivi: l’alleanza con la Germania e le leggi razziali che sancivano la discriminazione degli ebrei italiani. Smette perciò di essere fascista, senza mai diventare antifascista.

L'esperienza a Budapest

Scoppiata la Seconda guerra mondiale, è mandato come incaricato d’affari nei paesi dell’Est per comprare carne per l’Esercito italiano. L’Armistizio tra l’Italia e gli Alleati lo coglie a Budapest: rifiuta di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, ed è quindi internato per alcuni mesi. Quando i tedeschi prendono il potere iniziano le persecuzioni sistematiche, le violenze e le deportazioni. Perlasca teme il trasferimento degli internati diplomatici in Germania; perciò fugge. Si nasconde presso vari conoscenti, quindi grazie a un documento ricevuto dalla spagna trova rifugio presso l’Ambasciata spagnola. Inizia a collaborare con Sanz Briz, l’Ambasciatore spagnolo, che assieme alle altre potenze neutrali presentiprotegge i cittadini ungheresi ebraici.

L'importante decisione

A fine novembre Sanz Briz lascia l’Ungheria: il Ministero degli Interni ordina di sgomberare le case protette. Giorgio Perlasca si finge un sostituto di Sanz Briz e ferma le operazioni di rastrellamento. presentandosi al ministero degli esteri, diventa un effettivo ambasciatore. Nelle vesti di diplomatico regge l’Ambasciata spagnola: aiuta, sfama, salva e trasferisce migliaglia di ebrei. gli torna utile una legge promossa nel 1924 da Miguel Primo de Rivera che gli permetterà di portare in salvo 5218 ebrei ungheresi.

Dopo la liberazione di Budapest

Dopo l’entrata in Budapest dell’Armata Rossa, Giorgio Perlasca rientra in Italia. Conduce una vita normalissima e non racconta a nessuno la sua storia di coraggio. Muore nel 1992. La vicenda di Giorgio Perlasca esce dal silenzio grazie ad alcune donne ebree ungheresi che ricercano notizie del diplomatico spagnolo le aveva salvate. Le testimonianze dei salvati sono numerose e la sua storia viene condivisa. Ora il suo nome si trova a Yad Vashem.